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"Perseguire il successo… Perché?" di Ettore Cantù

"Perseguire il successo…". Da 57 anni sento leggere queste parole nel secondo paragrafo del Codice dell’Etica Lionistica dal cerimoniere di turno per almeno 10 o 15 volte all’anno e in alcuni anni ne ho dato lettura direttamente. Di conseguenza avrei dovuto raggiungere il successo dopo averne sentito pomposamente l’invito.
Confesso che molte volte sono rimasto perplesso ed ho risolto il dubbio sul significato dell’espressione richiamandomi all’etica della cultura americana di un tempo, in bilico tra il calvinismo e l’amore per il denaro. Ora sento la necessità di approfondire il significato del successo e domando a me stesso, vecchio lion, quale significato attribuirgli considerato che la cultura del nostro paese non mi sembra coincidere all’aspirazione totalizzante al successo, o per lo meno solo al successo, nell’etica individuale del lion.
Intanto ho consultato il Dizionario Universale dell’edizione De Tullio dove si legge che il successo è una “condizione di notorietà, di apprezzamento pubblico” e poi ancora: “riuscita, notorietà, trionfo”. Mi domando allora se è questo il fine dell’attività del lion nella vita privata, nella professione, nella vita pubblica vincolata dal nostro Codice e nella missione lionistica. Resto perplesso e mi viene in aiuto il Prof. Silvano Petrosino, filosofo dell’Università Cattolica di Milano, il quale afferma che perseguire il raggiungimento del successo professionale è “un’espressione retorica che trasforma in caricatura un’ideologia autentica, cioè quella della realizzazione di sé intesa come compimento della propria vocazione”.
E compiere la propria vocazione, aggiungo, significa sfruttare doti ed inclinazioni personali al fine di essere felici ed essere veri uomini o donne, non di avere molto potere o tanti soldi. Credo allora di poter dire che il successo è una realizzazione positiva se arriva, ma non deve essere lo scopo della vita e tanto meno della missione dell’uomo o donna lion anche a costo di accettare compromessi o a discapito di altri valori. Quindi non è necessario avere successo nel senso edonistico per condividere la gioia, i dolori o i bisogni del prossimo, finalità della solidarietà lionistica.
Neppure è necessario cercare di superare i nostri limiti, non si deve giudicare il valore di una vita dal successo raggiunto, ma il vero successo si ottiene quando si riesce a stare bene con sè stessi. L’uomo moderno tende a trasformarsi in Prometeo, che, in fondo, ambisce a trasformarsi in un dio. Occorre sapere accettare la nostra umanità, limitata e mortale e farne strumento di solidarietà sociale.
Allora, con una piccola variante, declassiamo il presunto successo alla fine del paragrafo del nostro Codice, e pensiamo a trasferire il successo da individuale a collettivo, ossia alla Missione della nostra Associazione o del nostro Club o del Lionismo con i suoi valori. Raggiungeremo il vero successo se sapremo conservare e mettere ancora in atto i nostri valori che rimangono sempre validi anche in una società che cambia, una società sempre più nevrotica e insofferente, immersa in una cultura tardo-illuminista che disconosce i diritti naturali, rifiuta la dimensione trascendente o trascura la propria identità e le proprie origini giudaico cristiane.

Ettore Cantù

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